
Ne parlo io allora. Perché questo tema esiste. È il tema dell'intervento di un adulto che cerca di aiutare un minorenne oppresso dai genitori.
No, non nei casi estremi, come il tentato omicidio, nei quali è troppo facile decidere cosa fare: denunciare il reato, e si sa che hai fatto il tuo. Mi riferisco ai casi di oppressione subdola, psicologica e un pochino fisica ma non troppo, quanto basta a non evidenziare un reato che possa essere beccato.
Quando si parla di maschi e femmine insieme la grammatica italiana vuole che si usi il maschile, ma dato che le femmine adolescenti sono infinitamente più vessate dai genitori rispetto ai maschi, parlerò al femminile. E per lo stesso motivo, farò riferimento a ragazze di un'età compresa tra i 14 e i 16 anni.
Il pensiero più comune è:
"Non devo intervenire sul fatto che quei genitori si comportano male con quel ragazza, perché è minorenne ed è giusto che le decisioni le prendano per lei i grandi. Sbagliano? Non intervengo lo stesso, perché è minorenne e le decisioni comunque spettano ai suoi genitori."
Ma fino a che punto?