C'è un tema sociale che però non viene trattato dai sociologi. Non dagli psicologi. Non dagli opinionisti della domenica nella trash TV. Né dai blogger famosi, né da quelli di successo, né dai bimbiminchia che scrivono cretinate sul web. Da nessuno. Nessuno nessuno.
Ne parlo io allora. Perché questo tema esiste. È il tema dell'intervento di un adulto che cerca di aiutare un minorenne oppresso dai genitori.
No, non nei casi estremi, come il tentato omicidio, nei quali è troppo facile decidere cosa fare: denunciare il reato, e si sa che hai fatto il tuo. Mi riferisco ai casi di oppressione subdola, psicologica e un pochino fisica ma non troppo, quanto basta a non evidenziare un reato che possa essere beccato.
Quando si parla di maschi e femmine insieme la grammatica italiana vuole che si usi il maschile, ma dato che le femmine adolescenti sono infinitamente più vessate dai genitori rispetto ai maschi, parlerò al femminile. E per lo stesso motivo, farò riferimento a ragazze di un'età compresa tra i 14 e i 16 anni.
Il pensiero più comune è:
"Non devo intervenire sul fatto che quei genitori si comportano male con quel ragazza, perché è minorenne ed è giusto che le decisioni le prendano per lei i grandi. Sbagliano? Non intervengo lo stesso, perché è minorenne e le decisioni comunque spettano ai suoi genitori."
Cioè… Fino a che punto un adulto se la sente di dire 'sta cosa? A che livello devono opprimere quella ragazza affinché una terza persona si possa sentire autorizzata ad intervenire e aiutarla? C'è bisogno che prima la picchino, la violentino, la segreghino in casa, o posso intervenire un capellino prima?
Sembra che il maggiorenne veda nascere il suo diritto e il suo dovere di intervenire solo in caso di tortura. Anzi, in caso di tortura ripetuta. Anzi, tortura ripetuta un po’ troppo spesso. Se è fatta occasionalmente meglio lasciar stare e speriamo che non succeda più.
Ma la dignità di una ragazza viene intaccata molto, molto prima.
"Va beh dai.. Per parlare con lei, darle un supporto morale e dei consigli aspetto che compia 18 anni. In fondo non manca molto."
Ma per una ragazza, due-quattro anni non volano come volano per un quarantenne. Per una ragazza, due-quattro anni passati in un certo modo sono come 15 anni. Certo, è chiaro che poi il quarantenne non ci pensa e preferisce aspettare, pur un po’ a malincuore. Infondo il dolore degli altri si sopporta abbastanza bene.
E se l’adulto sceglie di intervenire subito, prima che sia troppo tardi, prima che la ragazza si suicidi? (E non è un'esagerazione. Vai a vedere il tg.) In che modo potrebbe fargli comodo, questo coraggio?
Non lo so esattamente.
So solo, e tutti lo sappiamo, che l'adulto in questi casi frena la sua solidarietà perché ha paura. Ha paura di passare guai legali per aver aiutato una ragazza minorenne, a causa di varie leggende metropolitane secondo cui il genitore è il suo padrone assoluto e può spedirti in galera anche solo se ci hai parlato senza che lui ti abbia autorizzato. Quindi ha paura perché semplicemente ignora la legge, che non prevede nulla del genere.
Oppure conosce la legge, e sa che non gli creerà problemi. Però la paura rimane. La paura di vedere rovinata la sua reputazione. Questo perché molte persone potrebbero avere informazioni parziali su quel fatto, o informazioni distorte (già, perché il genitore volentierissimo sparlerà di lui). E sappiamo quanto è facile parlare male di un adulto che ha avuto a che fare con una ragazza minorenne. Magari non l’avrà neanche toccata, ma sicuramente avrà avuto l’intenzione di farlo di lì a poco, si dirà. Magari l’ha aiutata davvero, ma vuoi vedere che l’ha fatto con lo scopo di avvicinarla per metterle le mani addosso?! O, ben che vada, magari il genitore un po’ esagerava col proteggerla, ma lo faceva perché le vuole bene. Anche un genitore può sbagliare, è così difficile fare il genitore, e quell’altro che vuole? Come si permette? Non sta a lui intromettersi.
Vero, su questo ti comprendo, adulto che hai paura di essere etichettato come pedofilo. Nonostante la pedofilia sia l’attrazione (non l’azione) verso una bambina (non verso una ragazza). Nonostante la tua età ti consentirebbe legalmente addirittura di fare sesso con una ragazza consenziente subito dopo il compimento del 14° anno, tu pensavi semplicemente a dare un aiuto.
Ah, poi c’è anche questa: c’è chi potrebbe dirti “Sì, lo so che hai ragione al 100%. Ma la gente non capisce. Ti conviene fare l’eroe? Pazzo. Non capisci che non concluderai nulla?”
Questo però è falso. Aiutare una persona che si sente sola, che temeva di non essere aiutata anche da chi vorrebbe farlo, perché gli è praticamente vietato… non si può dire che equivalga al nulla. È molto. Moltissimo. Almeno secondo lei.
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