domenica 6 aprile 2014

Cattivi ribelli

Tutti gli adulti dicono che l'adolescenza è il periodo della ribellione.
Ripeto...della ribellione. Parolone inutile che serve agli adulti a giocare ai piccoli psicologi della domenica. Un po' come quando sono diventata vegetariana, che immediatamente erano tutti nutrizionisti.
Noi adolescenti siamo solo piccoli sognatori; magari a volte un po' troppo fantasiosi o ambiziosi, ma tutti, dal più pigro al più agitato, abbiamo una grande voglia di sperimentare e fabbricare da soli ognuno la propria strada, il proprio futuro. Vogliamo poter arrivare un giorno e dire, fieri: "Ecco...questo è tutto ciò che mi sono costruito, seguendo i miei sogni più veri di bambino che, crescendo, sono piano piano maturati fino a portarmi qui, dove sono adesso."
Camminiamo ognuno verso il proprio percorso di crescita e di ricerca d'indipendenza con omogenea continuità. Tutto questo senza affrettare troppo i tempi. Abbiamo sempre quel sereno pensiero in testa che dice "Tanto ancora ho tutta la vita davanti!"; non ci corre dietro nessuno...solo il genitore in crisi.


Va in crisi il genitore, perché si accorge che l'adolescente vuole diventare indipendente; ciò implica il fatto che potrebbe magari prendere brutte strade. Dico questo perché credo che sia la loro preoccupazione che li spinge a frenarci. Magari ci frenano e ci consigliano perché vorrebbero vederci non fare i loro stessi sbagli. Gli sbagli di ragazzo che forse tutti fanno; quelli di passaggio dal ragazzino all'uomo. Anche se fastidiosi e scomodi, sono inevitabili, perché fondamentali. Per cui i genitori vorrebbero risparmiare ai figli questo travaglio, a parte che alla fine ci passiamo lo stesso, ma ci rallentano.
Fra le altre cose, maturiamo sessualmente. Allora ci pongono freni anche in questo campo, a volte  anche insensati, perché hanno paura che si scopi. Involontariamente, possono finire per farci collocare la sessualità come qualcosa di brutto e vietato, che fanno solo le persone cattive, prive di valori morali. Fra tutti gli adulti che mi stanno vicino e mi danno suggerimenti e consigli a profusione, solo due zie, le poche volte che la conversazione ha preso questa direzione, hanno proposto la sessualità con una prospettiva carina, farcita di tenerezze; dove l'atto in se passava in secondo piano, aprendo la porta ai sereni sentimenti ad esso legati.
[Ecco un consiglio buffo della mia nonna, come conclusione ad una discussione sulla sessualità, i ragazzi che dovrebbero stare segregati in casa per non farsi violentare, ecc..
"Non cose grosse eh...Ma divertiti."
Detto da lei, è stato ancora più bellino.]

Quando il genitore vorrebbe frenare la nostra conoscenza del mondo, inizialmente facciamo finta di niente, cercando di evitare il più possibile i loro piccoli ostacoli. Poi, a lungo andare, ci stanchiamo pure noi. (Anzi. Non "pure". Ci stanchiamo, punto. Mica siamo santi!)
Noi, però, siamo spesso timidini. Prima di arrivare alle parole dirette, che giungono solo quando noi non riusciamo più a trattenerle, cerchiamo di far intendere ciò che pensiamo con "le buone".
A raccontarlo mi rendo sempre più conto che è una tecnica assai sciocca. Eppure noi tutti continuiamo ad usarla; ci mettiamo anche all'opera per affinare la tecnica! (Heheh, come siamo ingenui. Pure io pensavo che i genitori ci potessero leggere la mente. Dicevano di conoscerci come il palmo delle loro mani. Ed io gli credevo. Piano piano, dal "leggere la mente", è diventato il pensiero dei genitori che capissero sempre i figli. Manco quello è stato un pensiero del tutto veritiero.)
Tornando alle "buone"...
E' molto semplice: noi funzioniamo come un dolore. Esso è la conseguenza di una cosa accaduta prima. Se loro ci tirano un pugno, noi gli facciamo sentire dolore. Se loro ci dicono "Non fare questo e quello!" e non siamo d'accordo, prima di ribattere, mandiamo alcuni segnali, i così detti dolori; di solito sono un'accortezza od un favore mancato, in origine fatto quotidianamente. Per esempio, potrebbe essere non sparecchiare, non fare il caffè o simili.
Gli adulti, invece che captare questi segnali come richiesta di lasciarci in pace, chiamano ciò ribellione. Allora si arrabbiano, si preoccupano ancora di più, ci sottopongono ad ulteriori restrizioni. A nostra volta, cerchiamo di mandargli ancora più dolori...così si crea un infinito ed inutile circolo vizioso. Coglioni, non siamo noi che siamo nella "fase della ribellione". Siete voi che siete nella "fase che vi cagate addosso" nel vederci crescere. In più, ci vedete sempre così intrisi di cattiveria e privi di qualunque buon intento. Siamo ancora i bambini sognatori di pochi anni fa; l'unica differenza è che adesso vogliamo fare passi avanti per raggiungere ognuno la propria meta. Ma ancora voi non l'avete capito. Coglioni.

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