sabato 17 maggio 2014

Tempo perso per amichetti fantasmi


"Ciao!"
"Ciao!"
"Che ci fai alla stazione?"
"Eeeh, mi hanno forzato ad andare a Firenze per vedere uno spettacolo di danza. Aunf..."


È in questo modo che mi risponde la coetanea incontrata alla stazione, mentre si volta a guardar con occhi arresi la madre, che chiacchera con amici.

Che errore, che orrore che vedo!
Ella è una ragazzina che sta un po' nelle sue. A sua madre preme molto il fatto che la figlia abbia tante amiche e sia ben integrata; per questo motivo la trascina a questo e a quell'altro ritrovo per ragazzi. La mamma crede di farle un favore, la figlia perde l'ennesima giornata a guardare uno spettacolo che non le interessa con gente che magari non le sta nemmeno simpatica. Wow, che bell'aiuto. Dopo oggi, chissà quanti amiconi ed amicone si sarà fatta. Come se in un teatro si possa chiacchierare senza esser ripresi da qualche spettatore interessato, qualche sorvegliante o addirittura il proprio genitore! Con quest'ultima opzione entriamo già nel paradossale.

giovedì 15 maggio 2014

"Quello che voglio io"

"Vuoi venire a concimare il campo della nonna con me?"
"No babbo, non ho voglia."
"Eh, ma avevi detto che se lo chiedevo 'per favore' ci venivi!"
"Ma non me l'hai chiesto per favore. Ed io non ti avevo promesso niente del genere."
"Allora, PER PIACERE, ci vieni?"
"No, ti ho detto che non ho voglia."
"Eh, ma allora vedi che non fai mai quello che voglio io?"
Mi  sembra ovvio: dobbiamo fare ciò che dici tu, punto. Alla fine l'amichevole richiesta si trasforma in un 'o ci vieni, o ci vieni'.
Come se fossimo cani, che se gli fischi e non ti vengono incontro ti alzi, li prendi in braccio e li metti dove vuoi tu.