martedì 17 novembre 2015

La proprietà transitiva della felicità

Tempo fa ho scritto l'articolo "Vogliamo cambiamenti? Cambiamo lenti", e ho pensato che tu potresti dirmi qualcosa tipo:
"La lentezza che mi proponi provocherebbe forse cambiamenti, sì, ma fra 100 o 200 anni, quando io non ci sarò più. Per cui cosa ci guadagno? Non mi interessa come sarà il mondo fra 200 anni, io voglio che sia il meno peggio possibile a partire da adesso."

Ti do 2 risposte:

1) Il meno peggio possibile è
un vero schifo.
Otterrai una situazione alla lunga inaccettabile, e per quanto tu ti impegni per fare le cose un po' meno alla cazzo di cane ne verrà fuori qualcosa di talmente mediocre che ci vuole proprio il non voler aprire gli occhi per capire che globalmente il mondo farà comunque schifo in maniera inclassificabile.


2) Se hai figli o hai intenzione di avere figli: 
Ammettiamo che non bastino 2 generazioni per far fruttare al meglio il cambiamento lento che ti suggerisco di fare. Però magari tuo figlio avrà dei figli. È anche vero che quando hai un figlio, vuoi il suo bene. Quindi, sei felice se tuo figlio o tuo nipote è felice e se ha un buon futuro. A sua volta, tuo nipote è felice di poter dare a suo figlio una vita migliore, anche se per sé non avrà una vita felicissima. Quindi si può parlare della proprietà transitiva della felicità. Si può dire che il cambiamento che tu inneschi ti fa felice se pensi che tua nipote avrà la possibilità di essere felice (facendo quindi felice anche te), perché sarà in grado di poter dare un futuro al proprio figlio, che potrà vedere, magari da adulto o da anziano, un mondo nuovo.
Con questi passaggi di generazione, facendo tramandare ai figli questo tipo di mentalità vedrai che la felicità la assapori prima, pensando alla sua proprietà transitiva e pensando al piacere di dare inizio a qualcosa che i tuoi figli e nipoti possono fare e tramandare. Se non impari ad assaporare questa felicità, evidentemente non hai presente una cosa che presente è.
D'altronde non devo spiegartelo io che quando tuo figlio è felice, tu sei felice. E se tuo figlio è felice perché un'altra persona è felice, indubbiamente tuo figlio è felice, e quindi sei felice anche tu. Questo per farti capire che non si tratta di una mia opinione. Ti sto solo facendo notare una cosa a cui non avevi pensato.

Riassumendo: cosa pensi di un genitore che se ne frega della felicità o infelicità di un suo figlio appena nato? Che sia un essere spregevole, giusto?
 Ecco. Se ritieni tempo buttato via iniziare un cambiamento adesso affinché si concretizzi fra 100 o 200 anni, se il tuo comportamento non tiene conto di come sarà il mondo dopo di te, sei esattamente quella roba lì. Né più né meno. Non lo dico io. Lo dice la logica. Se A implica B e B implica C, allora A implica C.
 Se è vero che un genitore sano e degno di questo ruolo è felice a patto che siano felici i propri figli e nipoti, e la stessa cosa vale per le generazioni successive, allora è incontrovertibile logica dedurre che per te è importante che il mondo sia sostenibile anche quando sarà vissuto dai nipoti dei tuoi nipoti e così via.
 Tutto questo ti riguarda anche se non hai ancora figli e hai intenzione di averli.
 E ti riguarda anche se non hai figli e non li vuoi fare, visto che non hai nessun diritto di rovinare il mondo che vivranno le generazioni future. Altrimenti i tuoi contemporanei genitori o aspiranti genitori hanno ragione di prenderti a pedate nel culo, e spero che lo facciano con tanta tanta energia.



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