giovedì 23 luglio 2015

Servizi sociali, sveglia!

Cosa fanno i servizi sociali
Questo è un articolo che ricorda un po' un altro intitolato “Adulti omertosi”. Una delle differenze è che stavolta mi riferisco a delle istituzioni e non a delle persone singole.

La domanda di oggi è: cosa devono fare i genitori affinché i Servizi Sociali intervengano per togliere loro i figli? Li devono accoltellare? Si devono per forza fare di eroina e prostituire? Oppure intervengono un capellino prima?


Curiosa, ho fatto delle ricerche. Ho scoperto che i Servizi Sociali intervengono nei seguenti casi:

- problemi economici
- gravi contrasti fra genitori e figli (es. tradimento, violenza)
- gravi contrasti fra genitori e figli (percosse, violenza sessuale, e anche violenza psicologica, teoricamente…)
- problemi educativo-relazionali con i figli (es. il figlio non obbedisce al genitore e non lo riconosce per niente come autorità).


Quindi i Servizi Sociali non intervengono solo in caso di abusi sessuali o tentato omicidio.. Meno male. Però c’è un problema: se i genitori sono ben visti da parenti e amici, e se i figli per timore di essere picchiati o offesi da questi non dicono la verità a nessuno, chi interviene?


Nota per gli inguaribili romantici secondo cui "il genitore fa sempre e solo la cosa migliore per il figlio": se così fosse, i Servizi Sociali non esisterebbero. E se non esistessero i Servizi Sociali e il Tribunale per i Minorenni, a quest’ora forse ci sarebbe qualche morto in più, e mi riferisco sia agli infanticidi, sia agli omicidi commessi da ragazzi cresciuti nel degrado.

Dicevo… piccolo particolare: il genitore NON chiede aiuto alle istituzioni quando è lui il problema. Non chiede aiuto se suo figlio si sente oppresso da lui. Il genitore chiede aiuto soltanto quando non si sente capace di gestire un figlio che vede come troppo problematico.
Allora, quanto spesso il problema del genitore che opprime un figlio sfugge alla vista delle istituzioni che in teoria dovrebbero intervenire? Molto, molto, molto spesso, probabilmente.

Come riempire questa lacuna? Come tutelare anche il minorenne che, per paura o per ignoranza, non chiede aiuto?

Dato che (purtroppo) per fare figli non esiste un corso e un esamino finale per sapere se sei un genitore equilibrato o no, allora in una qualche misura nella vita dei figli lo Stato deve vigilare affinché siano tutelati. Ad esempio, esiste la scuola dell’obbligo. Che fa (o dovrebbe fare) il suo dovere per quanto riguarda l’insegnamento (spiegazioni dell’insegnante) e la verifica delle materie apprese (compiti e interrogazioni). Per tutelare lo stato di salute fisica del bambino esistono i vaccini obbligatori (ed già è un peccato che l’intervento sanitario obbligatorio sulla salute di un bambino da parte dello Stato si limiti ai vaccini).
E per la verifica dello stato di salute psicologica del bambino? Niente. Perché nella maggior parte dei casi si presume che i genitori siano capaci di crescere un figlio. Forse è vero. Lo ritengo giusto, a patto che alle prime avvisaglie che facciano sorgere un dubbio, scattino dei provvedimenti di cautela. E per far questo è necessario che a queste avvisaglie qualcuno presti occhio. Chi è questo qualcuno? Beh, direi una persona che vede il bambino quasi tutti i giorni, e cioè l’insegnante della scuola dell’obbligo.

Questo credo dovrebbe accadere, e come regola, non per puro caso:

Gli insegnanti della scuola dell’obbligo devono stimolare i bambini a parlare di ciò che succede nella loro famiglia. E devono aver ricevuto la formazione necessaria ad accorgersi se dalle loro parole, dai loro comportamenti, dai loro temi e dai loro disegni emerge un problema familiare. Se emerge un problema familiare, deve segnalarlo all’istituzione che indagherà in merito ed eventualmente del caso farà ai genitori un culo tanto, e se necessario gli sottrarrà il figlio e lo darà in affidamento a una comunità o a una casa famiglia.
Gli insegnanti, come spesso si dice da molto prima che io nascessi (ma dirlo e basta è inutile), non devono solo riempire il cervello dei bambini con le materie scolastiche, ma devono anche essere educatori. E una delle cose che devono fare da educatori è senz’altro insegnare ai bambini alla non-omertà, in tutti i campi, a partire dai propri eventuali problemi familiari. E “problemi familiari” non significa solo violenza fisica, ma anche psicologica, quella più difficile da vedere, perché il bambino non la denuncerà a parole, ma con degli atteggiamenti che vanno saputi leggere. E, ripeto, l’insegnante deve avere una formazione adatta a saperli leggere.

Tutto facile? No di certo. Lo so. Esistono gli errori. Le istituzioni fanno gli errori. Fanno le idiozie. A volte perché al loro interno ci sono persone fuori di testa, altre volte perché non hanno i mezzi necessari per conoscere la verità.

Nei commenti in questo articolo leggo argomentazioni del tipo “ti portano via i bambini sulla base di calunnie” e argomentazioni del tipo “per portare via un bambino a un genitore ci vogliono 20 anni”. Indubbiamente la storia è piena di provvedimenti giudiziari sbagliati nell'uno e nell'altro senso (quante volte un aguzzino non viene condannato per insufficienza di prove?).

Quindi che si fa?
Io ho due idee.

1)

Ogni 3 giorni, colloquio fra il bambino e uno psicologo dell’età evolutiva, che tiene traccia della sua situazione. Meglio se il bambino non viene portato apposta dallo psicologo. Sarebbe una buona idea se il colloquio avvenisse durante l’intervallo a scuola.

2)

E poi si fa una cosa che non piacerà agli spauracchiatori del Grande Fratello. Una cosa che tutela il bambino, punto e basta. Si mettono le telecamere in casa. In tutte le stanze della casa in cui il bambino può entrare. Genitori, volete la vostra intimità nella vostra camera da letto? Allora il bambino non ci deve MAI entrare. Se ci entra una sola volta, da quel giorno in poi le telecamere staranno anche lì. Telecamere anche nelle abitazioni di qualunque altro adulto della famiglia sospettato di maltrattamenti, oppure niente ingresso del bambino in quelle abitazioni. Stessa cosa per le automobili. Mi dispiace. La privacy è e deve essere, come sempre, subordinata alla giustizia. Naturalmente, come le intercettazioni, i filmati possono essere visti solo in caso di denuncia, e le uniche persone autorizzate a vederle devono essere i Pubblici Ministeri, i Giudici e gli avvocati difensori.
Un provvedimento estremo e insopportabile? Forse sì. Ma io - e forse molte altre persone come me - ritengo più insopportabile che un bambino o una bambina subiscano abusi di qualsiasi tipo da chi dovrebbe invece adoperarsi per la sua crescita sana e per la sua felicità.

Altre idee? Scrivimele in un tuo commento.

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