venerdì 3 luglio 2015

Vogliamo cambiamenti? Cambiamo lenti

Ieri è morto Nicholas Winton, lo "Schindler britannico", che ai tempi dell'olocausto salvò 669 bambini ebrei dalla Cecoslovacchia occupata dai nazisti, organizzando il loro viaggio in treno verso il Regno Unito (e meritando, 50 anni dopo, questa bella sorpresa).

Stamattina il principe saudita Waaled Bin talal ha annunciato la sua decisione di donare in beneficenza il suo ricchissimo patrimonio: i suoi miliardi di dollari serviranno a finanziare enti per il dialogo interculturale, la ricerca medica, iniziative per i diritti delle donne e a far costruire impianti di energia elettrica in zone del terzo mondo dove non è mai arrivata.


Che dire?

Questi due signori sono evidentemente dei campioni per i risultati che hanno ottenuto. Devono suscitare la nostra ammirazione. Ciò che invece non devono suscitare è l'abitudine a pensare che si possa avere un impatto positivo nel nostro mondo solo se ne abbiamo l'occasione, solo se siamo ricchissimi, potenti o carismatici.

Lo sport fa bene alla salute anche se non si diventa dei campioni. Stessa cosa per le buone decisioni che prendiamo nei vari ambiti della vita.

In questo articolo ti spiegherò perché credo che per cambiare il mondo occorra per prima cosa cambiare il modo di vedere le cose; in particolare eliminare la pretesa di cambiarlo rapidamente. In poche parole, c'è bisogno di cambiare lenti. In entrambi i sensi.

In questi giorni, pensando al comportamento di noi esseri umani, mi sono fermata per un bel po' su questa domanda: perché il mondo è pieno di persone che hanno in tasca la ricetta su come cambiare la società, e nonostante questo si comportano in modo opposto rispetto a quella loro stessa ricetta?

Dopo qualche ora di rimuginamento-sbattezzamento-astrazione-ragionamento, diventava sempre più ripetitiva e nitida nella mia testa una frase di questo tipo, che potrebbe rispondere a quella domanda:

"Perché tanto se lo faccio solo io non serve a nulla".

La maggior parte delle persone quando si sente dire "cominciamo da noi a cambiare" crede che sia solo un modo di dire. Io credo che invece sia l'unico atteggiamento che dà una speranza di cambiamento in meglio, anche se non dall'oggi al domani.

Di solito ci si sente protagonisti di una questione oppure se ne prende le distanze a seconda di quello che conviene in quel momento (attinenza con la realtà? Ke roba è?). Quando la nazionale di calcio italiana vince il campionato del mondo, "SIAMO campioni del mondo". Noi. E cioè i calciatori, l'allenatore, il pubblico che ha fatto il tifo, quello davanti alla TV e anche io che non ho guardato neanche una partita e che di calcio non ci capisco nulla. Quando invece i supermercati fanno chiudere i piccoli negozi, "quelle stronze delle cooperative che pagano 2 spiccioli di tasse e che hanno grande potere d'acquisto, fanno chiudere i negozini". Esse. Costoro. Mica io che ho appena fatto la spesa al supermercato. Che volete da me? Devo comprare al doppio del prezzo? (no, non sto demonizzando i supermercati o le cooperative, ma l'incoerenza di certa gente).

Quando siamo esaminatori, guarda te che gente c'è nel mondo.
Quando siamo esaminati, e che sarà mai, proprio a me devi venire a rompere?

Questo fenomeno non l'ho certo scoperto io. Ogni tanto ne sento parlare e leggo qualcosa in proposito. Viene chiamata "incoerenza". Ma "incoerenza" non rende l'idea. Per me è la malattia di cui il nostro mondo è malato. E il nome di una malattia è giusto dargli. Io la chiamo schizofrenia di comodo. È il nostro nemico. Un tremendo Don Zauker, solo che noi non abbiamo il Daitan. E più subdolo, perché quasi invisibile, quindi anche se avessimo Daitan non servirebbe.

Serve invece la presa di coscienza, tanto per cominciare.

Purtroppo l'essere umano di solito è così pigro che non interviene per cambiare una situazione gravina o medio-grave. La accetta finché la può sopportare.. Finché proprio non ce la fa più. Poi, FORSE studia qualcosa, sempre che non decida di dare di matto.

Già lo sappiamo che la schizofrenia di comodo è dannosa, ma non ci si rende conto di quanto lo è. Io la metto al primo posto fra le cose da cambiare. Sia in ordine di importanza che in ordine di tempo.

Perché fa più danni dei problemi stessi. Sarebbe meglio se nel mondo ci fossero più guai, e più gravi, ma che venissero affrontati in maniera onesta e responsabile.

QUINDI? CONCRETAMENTE? CHE SI FA?

Quindi concretamente, per favore, chiunque tu sia, se non l'hai già fatto (beh, mica per forza il 100% dei miei lettori è uno schizofrenico di comodo), falla finita col giudicare le tue azioni spezzettandole.
Mi spiego meglio: se prendi un sacchettino di polvere e la spargi per i pavimenti di un appartamento in maniera abbastanza omogenea, a una prima occhiata nessuno si accorgerà che tu hai sporcato. Esaminando la singola azione di prendere dal sacchettino il primo pizzico di polvere e buttarlo a terra in quell'angolo del ripostiglio, si potrà dire che l'inzozzamento è trascurabile, e che vale praticamente zero. Stessa cosa per il secondo pizzico, in una zona abbastanza distante. E così via, fino all'ultimo pizzico che vuota il sacchetto. Avrai fatto tanti inzozzamenti trascurabili, che valgono praticamente zero. PRATICAMENTE UN CORNO. In casa c'è un bel po' di polvere in più rispetto a prima. Solo che non si nota. E no, non è una buona cosa il fatto che non si noti. Non è una buona cosa, perché proprio perché non si nota, un'altra persona domani si sentirà autorizzata a fare lo stesso, fino a che la casa sarà piena di irrespirabile polvere, il cui accumulo sarà stato possibile proprio grazie a quanto è stato graduale e invisibile grazie al rovesciamento di un sacchetto di polvere spezzettato in tanti pizzichi.
Ecco cosa intendo. Devi giudicare le tue azioni valutando cosa diavolo vuoi fare con quell'intero sacchetto in mano che contiene MOLTA polvere, e non dare mini-giudizi troppo tolleranti sulle singole azioni in cui riversi dei mini-pizzichi che sembrano insignificanti e in realtà non lo sono.

Questo vale per le azioni dannose, ma anche per quelle buone.
Ma prima faccio esempi su quelle dannose, che fanno sempre più effetto.

Pensa a quale tipo di catastrofi naturali o sociali può provocare chi non sta attento ai prodotti che
compra, senza valutare chi li produce e come tratta i suoi dipendenti. Oppure chi mangia animali che provengono da allevamenti intensivi anche se è contrario alle torture che in quegli allevamenti hanno luogo.

Lo spezzettamento della responsabilità ci frega. Ci impedisce di seguire i nostri veri valori, che a parole sono "veri", ma nei fatti, grazie a questo frazionamento-schizofrenia, diventano insussistenti, sfocati, sfumati, invisibili.

Un esempio sulle buone azioni ora.

Immagina di salvare la vita ad una persona. Immagina quanto ti sentiresti importante in un singolo ma grande evento del genere: una scena hollywoodiana in cui afferri il braccio di una persona che sta per cadere in un dirupo. Quanto ti sentiresti importante mentre tiri su questa persona, che importanza ti sentiresti addosso grazie a questo evento?
Pensa ora al fatto che donando una certa quantità di denaro in questi ultimi 10 anni tramite un'associazione umanitaria, hai totalizzato una somma mediamente necessaria per consentire a 4 persone di essere curate da una malattia infettiva nel terzo mondo e di sfuggire così a morte sicura. Hai salvato 4 vite. Il quadruplo rispetto all'esempio precedente. Ma venendo a sapere una cosa del genere, probabilmente la tua contentezza non si avvicina minimamente a quella che hai provato nel risparmiare una persona da un volo di 70 metri. La nostra mente, forse anche a causa della nostra cultura e educazione, funziona così. Con tutti i suoi pregi, una debolezza ce l'ha: si fa sedurre dal sensazionalismo più che dalla concretezza. Ma se prendiamo coscienza di questa caratteristica, possiamo fare una sorta di auto-rieducazione mentale e avere una responsabilità autentica.

Un esempio animalaro, dato che sono vegana.

Quanti polli salvo non mangiando carne stasera?

Di primo acchito si potrebbe rispondere "Nessuno: ogni volta che vai in un ristorante e rifiuti di mangiare carne, sicuramente quel giorno verrà ucciso lo stesso numero di animali per fornire carne a quel ristorante". Ma se prendo in considerazione altri milioni di persone che fanno la mia stessa scelta nell'arco di un mese, questo inciderà sulle ordinazioni e quindi sulla produzione (forse inizialmente si avrà la stessa produzione di animali morti a prezzi ribassati, ma a lungo andare...).
Se allarghiamo il nostro orizzonte e guardiamo l'influenza che tutti noi possiamo avere, si può dire di aver salvato un certo numero di animali (sì, lo so che nel caso degli allevamenti "salvare" significa praticamente "non far nascere".. d'altra parte, se un animale deve essere torturato per tutta la vita e poi ammazzato, meglio che non nasca).

Quindi rispondiamo a questo scherzetto che ci fa il nostro cervello sensazionalista. Riprendendoci il merito delle buone azioni che facciamo, con l'emozione, il piacere di aver fatto una buona azione o una buona scelta. Addirittura ci si può divertire quando parliamo di salvare una vita: se siamo in 40 persone ad aiutare una persona con delle donazioni, possiamo dire "io ho salvato il dito mignolo", "tu hai salvato l'orecchio", "tu invece hai salvato un occhio", tanto per ricordarci che ogni di noi ha salvato un pezzettino importante.

Se nella nostra testa disperdiamo l'importanza che dovremmo dare alle nostre piccole buone azioni e l'importanza che dovremmo dare al non fare azioni dannose, finiamo per non occuparcene proprio oppure col farlo solo occasionalmente, e solo quando quella o quell'altra associazione avranno stampato un volantino abbastanza persuasivo e toccante. Non deve dipendere dal marketing delle associazioni il nostro comportamento. Deve dipendere dai nostri valori di persone attente e mai distratte da quello che succede attorno a noi.

La distrazione, rotta solo da quando arriva uno svantaggio personale (e anche il disagio nel vedere un bambino africano denutrito su un volantino è uno svantaggio personale) ci fa diventare schizofrenici di comodo. Così purtroppo diamo agli altri il cattivo esempio, l'OSCENO ESEMPIO. Già, perché la schizofrenia di comodo è una malattia contagiosa.

Le nuove generazioni (e anche le persone non nate ieri, ma disposte a mettersi in discussione se adeguatamente stimolate) potrebbero evitare di fare semi-inconsapevolmente tanti danni. Potrebbero eliminare dalla faccia della terra pensieri come

"Non è responsabilità mia, perché se questa cosa la faccio solo io / smetto di farla solo io non succede niente. Dovrebbe intervenire il legislatore per far sì che tutti insieme cambiamo".

No, non funziona così. O almeno non solo.

Benissimo un'iniziativa politica, benissimo una manifestazione in piazza, benissimo i comizi, scrivere libri o fare convegni, ma niente, niente è più efficace che un passaparola sull'importanza della responsabilità percepita senza auto-inganno. Che ha anche un nome molto più semplice e più bello, stavolta non inventato da me: si chiama senso civico. O ancora più semplicemente civiltà.

Civiltà non è afferrare una persona e salvarla mentre sta cadendo da un dirupo. Civiltà è non buttare una cartaccia per terra.

Anche la maggior parte degli egoisti, dei maleducati e dei delinquenti salverebbero una persona che sta cadendo da un dirupo. In realtà in quel caso non fai niente di speciale; fai qualcosa che non puoi non fare, altrimenti la tua coscienza ti torturerebbe pesantemente per il resto della tua vita (il cosiddetto senso di colpa). Sembra strano dirlo, ma il tuo non è poi quel gran merito, se hai risparmiato a una persona dallo sfracellarsi per poi essere raccattato un pezzetto alla volta dagli addetti dell'ambulanza. Chiunque l'avrebbe fatto. L'unico tuo merito è quello di essere stato lì per caso al momento giusto.
Il vero "eroe" è quello che per compiere l'azione giusta non ha bisogno di scene hollywoodiane, di grandi emozioni, della riconoscenza che arriva subito e precisamente dal beneficiario di quell'azione.

Triste, comunque, dover scomodare la parola "eroe"... perché la semplice scelta dell'azione giusta dovrebbe permeare la nostra normalità di tutti i giorni.
Dover scomodare "eroe" è ribadire quanto siamo malati e soprattutto quanto poco ce ne accorgiamo.

Buona notizia: si può cambiare.

Cattiva notizia: il mondo non si può cambiare in un giorno.

Buona notizia: l'unico modo per cambiare il mondo è accettare che non si può cambiare in un giorno.

Cattiva notizia: è pieno di persone che si sentono ganze a dire "Le cose si fanno bene, oppure non si fanno. Si fanno subito, oppure è inutile". No, non è grande ambizione. È pigrizia. Perché, terroristi a parte, la scelta è sempre la seconda delle due: "O tutto o nulla" prosegue sempre con "...QUINDI NULLA".

Buona notizia: io, Bubà, do importanza alla "responsabilità piccola", delle azioni piccole. Un'importanza diffusa in maniera piccola. In questo blog seguito da un numero piccolo di persone. In maniera lenta. Lenta come una tartaruga, che va piano e va lontano (spero), forte col suo guscio e la sua pazienza.

La vera efficacia è nell'esempio e nel passaparola piccoli.

Non ti voglio neanche dire quali sono i problemi del mondo che potresti iniziare a risolvere grazie a questo atteggiamento. Quelli sopra erano solo esempi; su quegli argomenti so benissimo che ci sono persone che la pensano in maniera opposta rispetto alla mia, ma non è questo il punto di questo articolo. Ti sto solo invitando a rispettare i tuoi valori, qualunque essi siano, e ad invitare altre persone a rispettare i loro valori, qualunque essi siano... il tutto con pazienza. Rinunciando ai due estremi pigrizia e violenza (nota: se fra i tuoi valori c'è una religione che dice di ammazzare gli infedeli allora non vale, nel senso che devi cambiare valore).

Ti invito a diffondere la pazienza. Perché la pazienza e l'accettazione della lentezza, è l'unico possibile acceleratore del cambiamento. L'unico modo affinché il cambiamento non sia traumatico, obbligato, doloroso.

Hai presente il cric? Una bambina con un cric può sollevare un'automobile. Pochi millimetri alla volta, e usando poca forza alla volta. Solleverà l'automobile lentamente. Ma è l'unico modo possibile per riuscirci.

Hai presente cosa accade se cammini strusciando una mano su una ringhiera, anche la più liscia di questo mondo? Se cammini lentamente, puoi sopportare l'attrito. Se cammini velocemente, dopo pochi metri devi togliere la mano o fermarti, perché l'attrito ti provoca dolore.

Il cambiamento che funziona davvero è come un cric. Se hai la pazienza di tirarlo fuori dal bagagliaio e posizionarlo bene sotto la macchina, puoi realizzare il tuo scopo lentamente ed efficacemente, invece di frustrarti con l'inutile tentativo di sollevare la macchina a mani nude.
Ed è anche come il cammino con una mano sulla ringhiera. Se vai velocemente, è doloroso. Se vai lentamente, può addirittura servire; può farti compagnia, farti sentire più a tuo agio... soprattutto se sei in là con gli anni.

Sarò riuscita a posizionare bene e a rendere "scivolose" e di poco attrito le mie parole, affinché si diffondano?

Se è così, spero raggiunga non solo gli schizofrenici di comodo, ma anche le persone impegnate intensamente in una battaglia civile. Se ne fai parte, ricordatelo, RICORDATELO prima di raddoppiare il numero dei volantini, o degli spot radiofonici,o il deterioramento delle tue corde vocali! L'espansione di un'idea dipende sì da quanto sono veritiere e persuasive le tue argomentazioni, dipende sì da quanto sei presente agli occhi e alle orecchie del tuo pubblico, ma anche e soprattutto dalla "SCIVOLOSITÁ" di ciò che dici! Da quanto poco attrito la tua idea trova nel passare dal dire al fare.

Perché tante persone sono d'accordo con quella o quell'altra idea, eppure mettono tutto al condizionale e agiscono diversamente? Cosa succede nella loro testa? Qual è l'elemento che crea attrito dal dire al fare?

Uno di questi elementi probabilmente è proprio quello di cui ti ho parlato sopra. Te lo ripeto: non solo va benissimo diffondere l'idea di un cambiamento raccomandandosi di accettare la lentezza e la piccolezza del cambiamento, ma è anche l'unico modo per cambiare in modo pacifico e quindi sostenibile. Perché a un cambiamento veloce senza violenza ci credono in pochi. Rimane solo quello lento. E FUNZIONA. Funziona perché non è vincolato dall'immediata opinione degli altri che ci fa sentire dei falliti al primo rifiuto. Non ha questo tipo di attrito. È viscoso come olio, e la piccolezza è la sua forza. Come i raggi X, passa attraverso gli ostacoli toccando, nel suo tragitto, tutto quello che può toccare; penetra dove un pesante sasso si fermerebbe.

Proponi a te stesso e agli altri un cambiamento senza chiedere tutto e subito, ricordando che dev'essere graduale e non pesante. Ricorda che dovrà essere proposto ad altre persone ancora, e l'esperienza di chi propone non potrà essere presentata come un sacrificio, o scoraggerà i destinatari del messaggio.

Rimandare in eterno un super-cambiamento che farai "quando sarai pronto" --> Sbagliato

Fare subito un piccolo passettino in avanti --> L'unico modo che ti assicura (quasi) che il cambiamento lo farai e lo farai fare. E che quindi il mondo lo cambi.

Se un uomo pianta un albero ogni 10 giorni, dopo 30 anni ha piantato una foresta. È dimostrato. Non scientificamente, di più. Non matematicamente. Di più: è già successo.

Evviva le piccole cose fatte da tante persone. Evviva il progresso che cresce e vuole crescere un po' alla volta, e che un domani darà un risultato.

Faremo pace con noi stessi e col mondo, miglioreremo noi stessi e il mondo sempre impegnandoci per ottenere i nostri risultati prima possibile, e al tempo stesso accettando che questo prima possibile potrebbe essere anche molto lontano.

Vi garba la tartaruga che ho disegnato?

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